cui sono veicolo di intima confessione, le parole diventano mascheramento riguardo a ciò che vorrebbero esprimere, attraverso le figure retoriche, soprattutto le metafore, e attraverso l’ambiguità concettuale e lessicale, che trascina a percezioni più profonde, nuove e misteriose.
Così certe volte le parole sono anche risonanze musicali, pittoriche, o allusive di altre realtà, o di concezioni filosofiche, portatrici di senso che travalicano il senso stesso.
Da elementi di comunicazione, si trasformano in qualcosa di nuovo e diverso nella mente di chi le riceve e le rielabora decodificandole, ponte ideale fra la sensibilità di chi le ha plasmate e la sensibilità del fruitore.
I temi ricorrenti nella mia poesia, vissuti nella mia verità soggettiva, sono intimamente connessi con la mia materia poetica.
La vita è vista sia nella quotidianità di attimi e gesti apparentemente ordinari (“Sera”, “Una mattina qualunque”, “Suerte”) sia nel pathos di momenti drammaticamente vissuti (“Bufera”, “Vita”, “Chiocciola”, “Un uomo”).
Talvolta dati sensibili contingenti fanno scaturire ricordi sui quali si inseriscono le mie meditazioni e le mie concezioni riguardo alla vita (“Rewind”, “Afanisi”, “Ambiguità”, “Commiato”, “Primavera”, “Liturgia di Natale”); talvolta le immagini si sdoppiano giocando su dicotomie contrappuntistiche (“Sibari”, “Strade”) o su alternanze musicali (“Canto di Siria”).
L’amore è indagato con dolorosa lucidità (“Libera nos”, “Chissà”, “Iside”) talvolta con feroce crudezza (“Aquarium”, “Eros”, “Incantesimo”) ma sempre con uno slancio appassionato che lo proietta oltre la sua natura transeunte, inserendolo nella sfera ideale dell’essere (“Elisa”, “Il cerchio”, “Sole d’inverno”).